Nel primo semestre del 2012 il mercato italiano del private equity e venture capital ha registrato un nuovo rallentamento, con l’attività di investimento caratterizzata da 147 nuove operazioni, per un controvalore complessivo pari a 868 milioni di Euro, in calo del 43% rispetto allo stesso periodo del 2011. La diminuzione in termini di numero di operazioni, invece, è stata pari all’8%. Sono questi, in sintesi, i dati presentati oggi a Milano da Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital (AIFI), e da Francesco Giordano, partner di PwC, che emergono dalla tradizionale ricerca semestrale sul mercato italiano dell’investimento istituzionale nel capitale di rischio condotta da AIFI, in collaborazione con PwC–Transaction Services. Nel dettaglio, il segmento dell’expansion, relativo a operazioni di minoranza finalizzate a sostenere i programmi di sviluppo di imprese esistenti, ha visto 253 milioni di Euro investiti in 54 operazioni. Dati che corrispondono rispettivamente a una contrazione del 9% e 27% rispetto ai primi sei mesi del 2011.
Per quanto concerne le operazioni di buy out (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie), l’ammontare si è attestato a quota 512 milioni di Euro, praticamente la metà rispetto a quello riscontrato nello stesso periodo dell’anno precedente (-56%), a causa della mancanza di operazioni di dimensione significativa. Il numero di investimenti, invece, è passato da 27 a 32, facendo registrare una crescita del 19%. Di conseguenza, l’ammontare medio investito nel segmento è passato da 43 a 16 milioni di Euro.
Segnali positivi, invece, sono provenuti dal comparto dell’early stage, che riguarda imprese nelle prime fasi di vita, il cui ammontare investito è aumentato del 66% rispetto al primo semestre del 2011, passando da 40 a 67 milioni di Euro. In crescita anche il numero di operazioni, che ha superato l’expansion, con 55 investimenti (+10%), oltre la metà dei quali (55%) realizzati in imprese high tech. Anche nel corso del primo semestre, dunque, è continuato il supporto alle nuove aziende tecnologiche, con particolare riferimento ai comparti di computer, medicale e media & entertainment, che insieme hanno rappresentato il 67% del numero totale di operazioni in start up innovative.
Dal punto di vista delle dimensioni delle imprese oggetto d’investimento, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 250 dipendenti, che rappresentano l’83% del totale (82% nel primo semestre del 2011). Risultati simili provengono dalle analisi riferite al fatturato delle società target, che evidenziano come l’80% degli investimenti abbia avuto ad oggetto realtà imprenditoriali con ricavi inferiori ai 50 milioni di Euro.
Per quanto concerne la distribuzione settoriale, il comparto che ha attratto il maggior numero di investimenti è stato quello dell’energia & utilities (13% del numero complessivo), seguito dai settori dei beni e servizi industriali (11%) e del medicale (10%).
Con riferimento alla distribuzione geografica, il 96% del numero di operazioni ha riguardato imprese basate in Italia: nel dettaglio, le regioni del Nord hanno confermato il primato, con il 72% del numero di investimenti realizzati nel nostro Paese, mentre il 15% si è concentrato nelle aree del Centro e il 13% nel Mezzogiorno. Infine, sotto il profilo della ripartizione delle operazioni tra initial e follow on, si segnala che gli investimenti a favore di imprese già partecipate dallo stesso o da altri operatori hanno rappresentato la maggioranza in termini di numero (52% del totale), mentre in termini di ammontare hanno prevalso gli initial (56% dell’ammontare complessivo).
Per quanto concerne i disinvestimenti, nel corso del primo semestre del 2012 sono state dismesse 44 partecipazioni, un numero che segna una contrazione del 41% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’ammontare disinvestito, calcolato al costo storico di acquisto, si è attestato a 141 milioni di Euro, contro i 2.337 del primo semestre del 2011 (-94%), quando erano state realizzate alcune singole dismissioni di dimensioni elevate, totalmente assenti nella prima parte del 2011. Con riferimento alla distribuzione dei disinvestimenti per tipologia, nel primo semestre hanno prevalso le cessioni a partner industriali (22 disinvestimenti, 50% del numero totale) in termini di numero e le vendite ad altri investitori finanziari in termini di ammontare (76 milioni di Euro, 53% dell’ammontare).
Infine, per quanto concerne la raccolta di nuovi capitali, le difficoltà sono continuate anche nella prima parte del 2012, che ha visto una flessione del 17% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: le risorse affluite verso gli investitori istituzionali attivi in Italia, infatti, sono state pari a 320 milioni di Euro, contro i 384 milioni del primo semestre del 2011.
Sotto il profilo della provenienza di tali risorse, risulta preponderante il reperimento di capitali sul mercato finanziario da parte di operatori indipendenti (271 milioni di Euro, -9% rispetto allo stesso periodo del 2011), mentre il 15% (48 milioni di Euro) è riconducibile alle società capogruppo di veicoli di investimento di tipo captive.
Con riferimento all’origine geografica dei capitali raccolti, va sottolineato che la componente domestica ha rappresentato l’80%, mentre l’analisi per tipologia di fonte evidenzia una prevalenza delle banche, da cui è provenuto il 47% della raccolta indipendente.
Tali risorse saranno prevalentemente destinate ad operazioni di expansion (60%) e di buy out (30%). Al 30 giugno 2012 gli investimenti attivi (cioè non ancora disinvestiti) nel portafoglio complessivo degli operatori monitorati in Italia risultavano pari a circa 1.200, distribuiti su 1.000 società, per un controvalore delle partecipazioni detenute, valutato al costo di acquisto, pari a 19,6 miliardi di Euro. Alla stessa data, le risorse disponibili per investimenti, al netto delle disponibilità degli operatori pan-europei e captive, ammontavano a 6,2 miliardi di Euro.