L’ossessione di raggiungere in tempi brevi una supposta “virtù” fiscale a colpi di incrementi delle entrate in un momento in cui ormai dodici paesi sono in crisi: dalla disastrata Grecia ormai al collasso, a Belgio, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Olanda, Irlanda, Portogallo, Slovenia e Regno Unito, oltre naturalmente all’Italia, crediamo possa far deragliare definitivamente lo sviluppo economico del vecchio continente.L’Irlanda e la Spagna sono entrate in crisi per lo scoppio di una “bolla” immobiliare, il Portogallo e in parte l’Italia per un tasso di crescita troppo modesto degli ultimi decenni; la Grecia per l’emergere di scandali contabili e per un’economia arretrata e che ha poche possibilità di crescere. In tutti questi casi la sola austerità non fa crescere l’economia come efficacemente ha sottolineato anche il Governatore Draghi.
Cosa fare? Se l’urgenza di varare manovre di consolidamento fiscale con il Governo Monti hanno portato in Italia a un aumento brutale della pressione fiscale, ora è necessario procedere ad un taglio della spesa ma attenzione: non della spesa in conto capitale. La spesa da tagliare è la spesa improduttiva, la spesa corrente, la spesa che non produce nuovi investimenti e nuova ricchezza ma si limita a ridistribuire la ricchezza esistente.
Il Centro Studi Economico e Finanziario ESG89 – www.esg89.it – che osserva quotidianamente le dinamiche delle Pmi, avverte che lo stimolo alla crescita in Italia, però, non può arrivare solo dalle positive decisioni dell’Europa sui tassi d’interesse. Bisognerà avere anche una rinnovata audacia. Tagliare drasticamente le imposte sulle imprese che assumono e applicare ‘tolleranza’ zero ai grandi evasori che trasferiscono i capitali all’estero con usuali ‘triangolazioni’ eludendo così il fisco. Se infatti la quota di evasione è stimata in circa 180 mld di euro è anche vero che la pressione fiscale diretta e indiretta sta spingendo molti imprenditori a ‘mollare’. Un patto che riporti in primo piano la fedeltà fiscale a fronte di una forte diminuzione delle imposte e degli adempimenti deve essere assolutamente sottoscritto.
“Un’aliquota impositiva (complessiva) del 35-37%”, afferma Giovanni Giorgetti Ceo del ‘Centro Studi Economico e Finanziario ESG89’ , “non darebbe alibi all’evasione o all’elusione. Rimetterebbe in campo la voglia di intraprendere e di consumare. E’ comunque vero che, la ‘piccola evasione’ fiscale prodotta da milioni di attività autonome dell’artigianato, del commercio, delle professioni e della piccola impresa potrà essere più facilmente arginata con un nuovo ‘patto fiscale annuale’ in cui l’amministrazione finanziaria e la piccola impresa (insieme allo studio del commercialista) concordano insieme, a inizio anno, il giusto ammontare delle imposte da versare in base a degli indici omogenei territoriali, eliminando però contemporaneamente tutti gli altri costosi adempimenti burocratici di tenuta contabile e fiscale che gravano sull’impresa. Tutti gli imprenditori onesti sarebbero d’accordo e soprattutto si risparmierebbe tempo per quelle fastidiose ‘visite’ fiscali che hanno prodotto solo scalpore fra gli operatori e pochi risultati concreti di ‘recupero’ dell’evaso”.