RC auto familiare: perchè non può funzionare

Il correttivo che a pochi giorni dal voto in Parlamento è stato portato alla nuova normativa sull’assicurazione auto, quella contenuta nel decreto Milleproroghe che introduce la cosiddetta RCA familiare, secondo gli Attuari è l’ennesimo provvedimento che rischia di compromettere ulteriormente la corretta gestione del Bonus/Malus come strumento tecnico di determinazione delle tariffe assicurative.

IL COLPO DI GRAZIA AL BONUS/MALUS

La RC auto familiare prevede che tutti i veicoli di una famiglia, anche di tipologia diversa (comprese le due ruote), possano essere assicurati con la classe di merito più bassa presente nella famiglia stessa.

Con un emendamento dell’ultimo minuto, il n. 41, è stata data alle compagnie di assicurazione la possibilità di assegnare alla polizza per il veicolo di diversa tipologia che ha beneficiato dell’assegnazione della classe più favorevole, in caso di sinistro che abbia comportato un esborso superiore a 5.000 euro, una classe di merito superiore fino a 5 unità rispetto al malus “di base” previsto in caso di sinistro.

Ferma restando l’assoluta contrarietà degli Attuari a qualsiasi norma priva di tecnicità e, nel caso della RC auto familiare, priva anche di qualsiasi requisito di equità e tutela degli assicurati che ne sarebbero invece più meritevoli, che la nuova normativa andrà invece a colpire, il correttivo apportato in extremis sembra finalizzato alla possibilità di una sorta di ravvedimento a posteriori. In parole semplici: ti ho concesso un beneficio perché pensavo che lo meritassi, ma se mi sono sbagliato me lo faccio restituire.

Il sistema basato sulle classi di merito reso praticamente inutilizzabile

Così come è scritto, secondo gli Attuari questo emendamento rischia di essere più dannoso che inutile.

Innanzitutto crea un precedente rivoluzionario nel sistema Bonus/Malus, condizionando la penalizzazione del contratto non solo all’avvenimento del sinistro, ma anche al suo importo: novità assoluta in evidente contrasto e incoerenza tecnica con gli spostamenti tra classi di merito che sono costruite in funzione del solo numero dei sinistri; anche per evitare, se si fosse legati anche o soltanto all’importo, l’attesa dei tempi di liquidazione.

Inoltre il metodo Bonus/Malus, ricordano ancora una volta gli Attuari, non è un meccanismo premio/punizione, ma un metodo di stima della rischiosità dell’assicurato basato sull’osservazione della sua storia.

Senza contare che in tutti i casi in cui vale la CARD, Convenzione tra gli Assicuratori per il Risarcimento Diretto (circa l’80% dei sinistri), l’effettivo esborso pagato non è noto alla compagnia del responsabile, in quanto è quella che assicura il veicolo non colpevole che gestisce la liquidazione.

L’applicazione dell’extra Malus a posteriori previsto dall’emendamento comporterebbe quindi, per ogni sinistro provocato da un veicolo beneficiario della RCA famigliare, una onerosa, lunga e inevitabilmente confusionaria attività di verifica delle condizioni di applicabilità del “ravvedimento”, ovvero se l’importo del sinistro completamente definito supera o meno i 5.000 euro.

Non è peraltro da escludere che, in assenza di una sostanziale modifica agli attuali meccanismi di comunicazione all’interno del sistema CARD (che sarebbe comunque un ulteriore onere a carico del mercato e quindi di tutti gli assicurati), molte compagnie decidano a priori, se non obbligate, di non avvalersi di questa possibilità.

Problemi nella gestione del risarcimento diretto con l’introduzione di una penalizzazione in caso di sinistri di importo superiore a 5.000 euro

Per non tralasciare poi le residue criticità, anche gestionali, legate al fatto di aver lasciato la discrezionalità alle compagnie sia in termini di applicazione o meno, sia in termini di livello di “penalizzazione”: il che allontana sempre di più la cosiddetta classe universale “CU” dall’essere poi riscontrabile dall’assicurato in termini di scala utilizzata dalla singola Compagnia.

Non è inoltre fissato un orizzonte temporale massimo di osservazione per l’”attivazione” di tale possibilità; che quindi, in teoria, potrebbe colpire anche un guidatore che dopo 30/40 anni dall’aver beneficiato della norma si rendesse responsabile di un sinistro.

Infine quelle “5” classi sono state definite senza alcun supporto statistico/tecnico, senza considerare il fatto che anche con una penalizzazione di 5 classi i peggiori guidatori potrebbero potenzialmente e paradossalmente avere ancora un vantaggio, cioè ritrovarsi comunque in una classe migliore di quella che senza RC auto familiare meriterebbero.

Gli Attuari si chiedono anche perché si sia voluto fare figli e figliastri, riservando questa sorta di restituzione del beneficio ricevuto in caso di cattivo comportamento ai soli casi in cui i benefici della RCA familiare vengono concessi per “veicoli di diversa tipologia”, e non anche a quelli, altrettanto suscettibili di verifica a posteriori, concessi per i veicoli di uguale tipologia.

L’Ordine degli Attuari evidenzia come non si sia ancora compreso ciò che la professione attuariale sottolinea e ribadisce da tempo: “Il susseguirsi di norme totalmente ‘atecniche’ che stanno interessando l’RC auto, e, nello specifico, la gestione del Bonus/Malus – sottolinea Giampaolo Crenca, presidente del Consiglio Nazionale degli Attuari – stanno rendendo praticamente inutilizzabile una variabile che sarebbe invece fondamentale, se correttamente gestita, ai fini di una tariffazione coerente con i più basilari principi della tecnica attuariale.

ATTUARIO – UNA FIGURA SEMPRE PIU’ RICERCATA

Gli attuari sono esperti di statistica, matematica applicata, probabilità, finanza e tecniche attuariali. Nelle società di assicurazione e negli enti pensionistici calcolano tariffe e accantonamenti e valutano i rischi. Proprio per la capacità di gestione del rischio la loro attività si va sempre più estendendo al mondo finanziario, alle imprese, ai fondi sanitari, alla gestione dei dati, al welfare. In Italia gli iscritti all’Albo sono 1.061, un numero destinato a crescere con lo sviluppo della professione.

Lavorano sia come liberi professionisti sia come dipendenti presso assicurazioni, enti previdenziali, università, istituti di vigilanza come l’Ivass (assicurazioni) e la Covip (fondi pensione), mondo finanziario, imprese non finanziarie, gestione dei dati, welfare. Sono molto ricercati, da anni occupano i primissimi posti nelle classifiche internazionali delle figure professionali più richieste. Anche in Italia i tempi per trovare lavoro sono molto brevi.

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