Intervenendo all’Annual Meeting dei New Champions organizzato dal World Economic Forum, che si sta svolgendo a Tianjiin in Cina, Nouriel Roubini, economista, noto per avere previsto la crisi del 2008 e per le sue diagnosi quasi sempre pessimistiche, ha sostenuto che il voto in Gran Bretagna di domenica scorsa rientra nella tendenza globale di una reazione contro la globalizzazione.
Una reazione provocata da una crescita che non va a beneficio di tutti i segmenti della società ed è una reazione destinata a diventare sempre più forte se non ci sarà una crescita più inclusiva. “Quello che abbiamo visto nel referendum britannico è stata una divisione tra ricchi e meno ricchi, tra giovani e anziani, tra lavoratori qualificati e meno qualificati. Questo tipo di pressione è sempre più forte”, ha detto Roubini (nella foto), citando l’esempio degli Stati Uniti dove Donald Trump rappresenta la rabbia delle tute blu e Bernie Sanders la rabbia sia delle tute blu che dei ceti impiegatizi. In conclusione, “Brexit rappresenta uno dei passi indietro più significativi dal consensus maturato dopo la Seconda Guerra Mondiale sull’apertura del commercio, dei movimenti delle persone e la globalizzazione in generale. Che l’economia mondiale cada in recessione e in una crisi finanziaria dopo la decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione Europea è limitato. E d’altro canto non è prevedibile un’uscita a breve dalla stagnazione che sta colpendo i Paesi avanzati come quelli emergenti. In breve, una crescita mediocre sarà la nuova normalita’.
Intanto in Europa il viceministro degli Esteri tedesco Michael Roth in una intervista a la Repubblica, ribadisce come “L’Europa a due velocità è già una realtà. Non sono per un ‘nocciolo’ europeo, ma trovo che si debba procedere in modo differenziato. Gli Stati che vogliono trovare soluzioni comuni, solidali, dovrebbero sedersi a un tavolo e dimostrare che le soluzioni europee sono le migliori. Immagino un’avanguardia di Paesi che portino avanti il progetto europeo nell’interesse dei città. Non ci saranno modifiche dei Trattati, nel futuro prossimo.
La preoccupazione per altri referendum è grande. Ma c’è spazio”, spiega Roth, “per procedere anche all’interno dei Trattati. Ad esempio sulla cooperazione rafforzata, usata poco finora. E negli ultimi anni abbiamo fatto molti cambiamenti senza cambiare i Trattati”. “La decisione del Regno Unito di uscire dalla Ue è un duro colpo per tutti. Abbiamo fatto di tutto nei mesi scorsi per scongiurarla, ma alla fine dobbiamo rispettarla. Dobbiamo avviare le procedure per il negoziato il prima possibile. Abbiamo davanti a noi una strada lunga, difficile, impervia, che durerà almeno due anni. Non dobbiamo perdere tempo”. Il viceministro si dice “molto contento che ci sia un dibattito sul futuro dell’Ue, è quello che è mancato negli ultimi anni. Da questo confronto costruttivo non possono che emergere spunti buoni”.