Grande attesa, presenza e interesse ha suscitato convegno “L’ottobre dell’economia” primo di una serie di incontri organizzati dalla Carlo Nobili SpA Rubinetterie di Suno (NO) In collaborazione con Allianz.
Imprenditori e docenti universitari si sono confrontati sui temi economici più attuali.”Il 2016 dell’economia, tra crisi, ripresa e (de)crescita. Quale ruolo per il made in Italy?” è stato il tema centrale dell’incontro aperto da Roberto D’Imperio, dottore commercialista e presidente Edinburgh Group, che in merito all’attuale situazione economica ha le idee molto chiare “più che pensare a cosa fare per tornare a crescere dovremmo iniziare a pensare che siamo cresciti troppo”, ha sostenuto D’Imperio p”iù che continuare a chiederci quando usciremo dalla crisi dovremmo iniziare a chiederci se non ne siamo già usciti e se la ragione per cui crediamo di essere ancora in un periodo critico sia dovuta al fatto che incrementi attuali siano decisamente inferiori rispetto a quello a cui eravamo abituati in passato. Ricordiamoci” ha proseguito D’Amperio ” che l’Europa deve fare anche i conti con numerosi problemi definibili quasi “nuovi” tra cui: – il terrorismo; – la marea migratoria inarrestabile; – il nazionalismo; – l’euroscetticismo. Da tutto questo quadro ne esce una crescita economica debole”. D’Amperio ha sottolineato però che il maggiore dei rischi è quello della disintegrazione dell’Europa. “Per pensare ad una ripresa economica mondiale bisognerebbe partire da alcuni supporti fondamentali tra cui: – le autorità europee che dovrebbero essere un po’ più magnanime nei confronti dei conti pubblici italiani; – la banca centrale europea che dovrebbe magari acquistare maggiormente i nostri buoni del tesoro. L’attuale atteggiamento di vittimismo italiano è sicuramente dovuto ad uno scenario generale poco rassicurante- Bisogna tenere presente che l’Italia gode di una spina dorsale robusta, sana, troppe volte criticata e capace di reagire in modo sistematico e coraggioso anche di fronte a uno scenario desolante”. Concludendo il suo intervento introduttivo, D’Amperio ha sottolineato che per dare supporto agli imprenditori italiani è fondamentale dare voce alle nostre eccellenze di cui il nostro Paese è ricco, ma troppe volte sconosciuto ai non addetti ai lavori.
A seguire l’intervento di Andrea Boltho, economista al Magdalen College di Oxford, che ha introdotto lo scenario economico globale fatto di luci ed ombre: un’economia mondiale che cresce poco, un’economia europea ancora più debole e un’economia italiana con una crescita (quasi) inesistente. “La mancanza della crescita in Italia”, secondo Boltho, è dovuta alla mancanza di locomotive che tirano.Più del 30% della crescita mondiale nel 2015 è stata supportata dalla Cina e un altro 30% dai Paesi emergenti; al terzo posto gli Stati Uniti. Ma ora anche la Cina sta subendo un calo, la crescita annuale non è più a ritmi del 10% anche perchè instenibili. La Cina comunque in due anni ha fatto d ipiù di quello che è riuscita a fare l’economia mondiale in un secolo intero. Gli altri stati emergenti sono attualmente in ribasso (Brasile e Russia in particolare): le recessioni, comunque e in generale, non durano mai per sempre e la speranza di ripresa c’è, ma a ritmi più bassi”
Per quanto riguarda l’economia americana, Bolthoi prevede una crescita più limitata rispetto al passato, circa il 2%, “ma bisogna adesso vedere cosa succederà nel prossimo futuro anche dal punto di vista politico. Prevedo un Europa che stenta ancora di più, con una crescita prevista dell’1,5% nelle migliori delle ipotesi, e con un Regno Unito che inizia a pagare lo scotto della Brexit”. Secondo Boltho però per il Regno Unito non sarà una tragedia, il calo della crescità del regno Unito sarà contenuto al massimo allo 0,2%. La Brexit è però un problema a livello politico, perchè rappresenta un severo colpo d’arresto all’integrazione europea. Il rischio è che si sia bloccato un processo che potrebbe determinare dei passi indietro Anche l’indebitamento delle famiglie e delle imprese è un fattore da non sottovalutare anche se gli italiani si sono in questi anni indebitati meno rispetto agli altri Paesi europei (ma comunque di più rispetto al passato). Boltho ha tracciato un quadro preoccupante per l’Italia “a rimorchio” della zona euro : famiglie e imprese indebitate e che non spendono e i mali di sempre che rastano come infrastrutture carenti, spesa pubblica eccessiva, burocrazia borbonica. “Gli investimenti delle aziende italiane sono oggi i più bassi in Europa. Gli stipendi italiani sono inoltre molto più alti rispetto alla zona euro anche se è calata la produttività del lavoro. Le esportazioni stanno attualmente tirando la crescita italiana e questo perchè le imprese hanno “l’acqua alla gola” e molte di loro stanno anche esportando in perdita perchè non c’è più competitività”. Boltho termina lanciando un punto importante di riflessione: “cosa potrebbe succedere se ci trovassimo davanti ad un nuovo shock? Il problema oggi è che mancano strumenti d ipolitica economica e il disavanzo è limitato”. Secondo Boltho una strategia potrebbe essere quella di riprendere a stampare moneta per fabbricare case, costruire infrastrutture o magari dare soldi ai cittadini: questo avrebbe sicuramente diversi effetti positivi. Ma il problema è che nella zona euro attualmente non è possibile fare tutto ciò a differenza della Cina, dei Paesi emergenti e degli Stati Uniti (paesi che come dicevamo prima sono attualmente quelli che segnano una maggiore crescita). In Italia i privati e le imprese attualmente risparmiano e ci sono pochi investimenti: tutto questo pesa sulla crescita. E in più la produttività cresce molto più lentamente a livello mondiale. Si evidenzia quindi un grosso problema strutturale che rischia di portare alla stagnazione secolare.
A seguire gli interventi di Giorgio Marsiaj, fondatore e presidente di Sabelt S.p.A., membro del Consiglio Generale di Confindustria, e di Maurizio Comoli, vice presidente Banco Popolare, Ordinario di Economia Aziendale e Presidente CC.I.AA. di Novara che hanno approfondito anche il tema della situazione in Piemonte. L’ultima ora è stata dedicata alla tavola rotonda organizzata con la presenza di Alberto Nobili, amministratore della Carlo Nobili S.p.A., Massimo Pessina, imprenditore del Gruppo Norda ed editore,Cesare Ponti, presidente della Ponti S.p.A., Pietro Bortoli, vice presidente della De Agostini S.p.A., Giacomo Campora, direttore generale di Allianz, Mauro Re, dg Investitori SGR,e Eliana Baici, Ordinario di Politica Economica e direttore Dipartimento degli Studi per l’Economia e l’Impresa presso l’Università del Piemonte Orientale “A.Avogadro” di Novara, e ha dato la possibilità di confrontarsi sul tema dell’importanza del “made in Italy” nel mondo. “Il made in Italy esiste, quello che manca al nostro Paese è il sistema Italia” ha spiegato Eliana Baici. Anche Cesare Pontisi è soffermato sulle “pecche” del sistema. Alberto Nobili ha spiegato che “Non siamo in grado di dare risposte vere. Credo sia utile creare un ente che ogni sei mesi certifichi il made in Italy che esce dai nostri stabilimenti. Molti imprenditori, anche italiani comprano in Cina per poi finire qui il prodotto ed avere il made in Italy che però così non è. Cosi non va. Così non si mette in moto l’economica”. Sicuramente il 2016 è stato un anno di significativi eventi nello scenario politico ed economico, sia internazionale che nazionale. Giunti alla quasi chiusura di un anno foriero di importanti cambiamenti, un momento di ponderata e qualificata riflessione, sia sul passato sia sugli scenari attesi, è stato molto importante per valutare la situazione e per guardare nel modo più corretto avanti.