Non voglio, spero, diventare un numero aggiunto come contatto nella comunicazione virtuale che esiste, il mondo virtuale è una realtà, ma quando spengo il computer e viene a mancare l’energia elettrica dietro lo schermo buio, vedo solo uno spazio di aria vuota e ferma. La bocca mi rimane un po’ amara. Spariscono tutti: giornali, boiate, musica, blog, violenza, Snowden, video, cartoni animati, bullismo, videogiochi, serie Tv, pornodivi viagrizzati, politici, sport, relazioni, e-mail, chat. Spariscono tutti, e allora?… esistono o no le immagini e le parole? I fatti? Se spengo, non esiste più niente, diventano impermanenti?
Quello che mi manca sono la sincerità nei rapporti, che in rete, a mio modo di vedere, si distinguono molto spesso, in superficialità. Accadono cose strane per qualcuno, normali per altre persone, la velocità dei rapporti e la loro odierna semplicità mi turbano, è un po’ come riconoscere qualcuno mentre si guida l’auto, ci si saluta sfrecciando e si racconta in quell’istante tutto quello che basta con un cenno degli occhi, troppo veloce troppo lento? Chi ha ragione? Lo so è un po’ come voler fermare la rotazione della terra, utopia? Pazzia molto probabilmente, ma in rete sono più le boiate che girano che le cose serie, perchè? Perchè il cervello umano non ha anticorpi per le boiate? Ma era così anche prima di tuffarsi in rete? Ho letto “La scimmia nuda” di Desmond Morris, studio zoologico sull’animale Uomo, allora tutto torna: l’uomo rimane essenzialmente un primate, una scimmia in crisi, che segue nella vita sessuale sociale i modelli di comportamento fissati dai suoi antenati scimmioni cacciatori; siamo una scimmia in crisi! (traduzione di Marisa Bergami, Tascabili Bompiani )
Se per qualsiasi motivo ci si stacca dalla rete, ci si accorge di quanto oramai esiste, (dipendenza patologica) ma non si può toccare. Sarà la nuova tossicodipendenza con cui si potranno controllare le masse? E’ un’altra piattaforma e io sono già obsoleto nei confronti di chi in rete H24, vive e lavora con la rete, sarà che sono abituato a produrre qualcosa di tangibile con il mio lavoro manuale, deformazione professionale, ma mi sembra così artificioso… “eppur si muove”.
Vi consiglio di leggere: “Non è un mondo per vecchi. Perché i ragazzi rivoluzionano il sapere” di Serres Michel – Bollati Boringhieri.