Spending review, quando a rimetterci sono i servizi sociali

Se telefonando al call-center per prenotare un esame medico il tempo di attesa non sarà più di un paio di minuti al massimo, ma raggiungerà facilmente la mezz’ora sappiate che è colpa della spending review. E’ quanto denuncia la cooperativa sociale N.O.I, di Catelfranco Veneto realtà nata grazie alla collaborazione tra l’Azienda ULSS 8 di Asolo, la Cooperativa Sociale “Vita e Lavoro” e un gruppo di genitori, il tutto finanziato dal Fondo Sociale Europeo. N.O.I gestisce diversi servizi in campo sanitario, come call center e centri unici prenotazioni, che in questi anni di attività hanno offerto una risposta efficiente alla cittadinanza, impiegando tra i suoi 160 soci ben 69 persone disabili o con situazioni di svantaggio sociale. Il decreto Legge nr. 95 del 06 luglio 2012 conosciuto appunto come spending review “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica”, intacca con l’articolo 15 una serie di servizi al cittadino e con essi la solida realtà delle cooperative sociali, sostiene il presidente della Cooperativa N.O.I. Fabio Panizzon. “Un decreto in sede di ratifica, ma già esecutivo, quello che agirà su differenti fronti per ridurre le spese dello Stato, tra cui quella sanitaria statale”, prosegue Panizzon. “Prevede infatti, oltre al taglio del 10 % dei dipendenti pubblici e del 20% dei dirigenti, anche il 5 % di riduzione sui contratti di appalto per la fornitura di beni e servizi”. Una presa di posizione che nasce per denunciare le conseguenze, inevitabili a più livelli: innanzitutto, se il taglio viene applicato indiscriminatamente, potrebbe produrre la diminuzione di efficienza nei servizi al cittadino, con aumento dei tempi di attesa al telefono o agli sportelli, dal momento che il personale potrebbe essere ridotto. “Si lascerebbero a casa persone, il che significa aumentare gli effetti della crisi, che ha colpito già profondamente il nostro territorio”, prosegue Panizzon. “Inoltre quasi la metà dei dipendenti lavoratori di N.O.I. sono per lo più persone svantaggiate, pertanto si va a toccare anche il settore dei servizi sociali che rischiano di lasciare a casa persone che il mercato, già bloccato, non può assorbire agevolmente”. Quello che si domanda Panizzon è: “Con una riduzione del 5% del costo dei contratti e del 10% del personale, dove vanno i servizi pubblici? Come si può parlare di sviluppo quando si spremono aziende cui è già stato chiesto l’impossibile in termini economici e ora si distrugge anche l’interesse, anzitutto sociale, di voler crescere? N.O.I. sta facendo uno sforzo notevole per mantenere l’occupazione, anche in virtù dei 5-6 disabili che il trend finora consentiva di assumere ogni anno. Guardiamo alla fornitura di privati che ancora reggono e a realtà legate al territorio, nell’ottica magari di un turismo sociale.”

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