“L’incentivo ‘super-ammortamento al 140%’ si è rivelato fondamentale per rilanciare gli investimenti in impianti e macchinari. Auspichiamo venga prorogato per tutto il 2017”. Così Alberto Baban, presidente della Piccola Industria Confindustria, in apertura della terza tappa del Viaggio nell’Italia che Innova organizzato dal Sole 24 Ore, Confindustria e Piccola Industria di Confindustria in collaborazione con EY, che si è svolto ieri a Oderzo (Tv).
Proprio alla luce del successo di questo incentivo il presidente Baban ha lanciato la proposta di prevedere “anche un ‘superammortamento al 300%’ per i beni funzionali a Industria 4.0”. Continuando a parlare di questioni fiscali, alla terza tappa del Viaggio nell’Italia che innova il presidente di Piccola Industria Confindustria ha aggiunto che “molto è stato fatto con le agevolazioni per chi investe in startup e Pmi innovative”, tuttavia, “non basta”. Infatti “andrebbe attuata pienamente la policy sulle Pmi innovative e andrebbero potenziati e resi strutturali i benefici fiscali per chi investe in startup e Pmi innovative” e “al contempo si potrebbe anche incentivare fiscalmente l’acquisizione di startup innovative da parte di imprese già avviate”. L’indicazione arrivata dal presidente Baban è “innanzitutto l’esigenza di guardare alla ‘fabbrica intelligente’ quale approccio complessivo alla trasformazione dell’industria, inclusa la digitalizzazione della manifattura” oltre all’esigenza “di valorizzare le iniziative e le misure già avviate e di completarle con interventi finalizzati a rafforzare la strategia complessiva di sviluppo del Paese”. Questo può essere fatto “introducendo delle misure shock per potenziare gli strumenti già esistenti e colmare alcune lacune che limitano la transizione verso Industria 4.0” e queste misure sono “gli ammortamenti”.
Secondo Donato Iacovone ad EY in Italia gli ultimi otto anni sono stati caratterizzati da una crisi che ha definitivamente cambiato i modelli di consumo e, contemporaneamente, da una potente innovazione che ha dato maggior potere al cittadino-consumatore. Le aziende di tutti i settori e tutte le professioni sono rivoluzionate, o lo saranno a breve, da questa innovazione, non a casa definita “disruptive”. Siamo tra gli ultimi in Europa nell’utilizzo di tutte le opportunità offerte dal digitale, opportunità che permetterebbero di affrontare diversi problemi e riprendere la crescita. Dobbiamo affrontare con determinazione e velocità questo gap! Per questo nasce il Viaggio nell’Italia che Innova, un progetto che vuole sostenere in modo sostanziale le imprese che, a livello nazionale e locale, hanno deciso di cogliere le opportunità che l’innovazione offre. Nel Nord Est l’imprenditorialità diffusa ha animato la straordinaria crescita di un territorio. L’obiettivo è raccontare di una piccola e media impresa capace di competere nel mondo con i concorrenti di ordini di grandezza superiori.
QUATTRO PARADGMI PER LO SVILUPPO
Per competere a livello globale è necessario porre l’attenzione su quattro aree principali, tutte da presidiare adeguatamente:
1.La crescita.
Come è emerso da una ricerca sull’analisi delle strategie delle imprese di maggior successo internazionale, condotta da EY insieme a Bocconi, la dimensione dell’impresa sembra “proteggere” dalle alterne fasi di mercato, permettendo di reagire prontamente e continuare il proprio percorso di sviluppo.
Inoltre, oggi, crescere nel nuovo contesto digitale, tra gli altri vantaggi, può avvenire anche in maniera accelerata e questo aspetto è fondamentale soprattutto per le PMI.
2. L’efficientamento dei costi è il secondo tema fondamentale da considerare nella nuova competizione, e la declinazione principale di questo aspetto è rappresentata dall’industrial internet o Industry 4.0. E’ possibile raggiungere un livello di fabbrica intelligente e una produzione efficiente adottando un approccio che consente di connettere gli oggetti attraverso la sensoristica, di analizzare i processi integrandoli nella maniera più vantaggiosa favorendo così il processo di innovazione.
3. Il Talent management per sviluppare competenze adeguate alla nuova competizione globale.
L’innovazione crea occupazione: secondo l’ultima “Job creation survey di EY”, il 78% degli imprenditori innovativi prevede un aumento della propria forza lavoro del 18%, vs il 40% dei non innovativi che intende aumentare i dipendenti solo del 4%. Inoltre, secondo il report “The future of Jobs”, presentato al World Economic Forum, il 65% dei bambini che iniziano ad andare a scuola quando termineranno i cicli di studi faranno un lavoro che oggi non esiste. Si prevede che entro il 2020 spariranno 7,1 milioni di posti di lavoro nel mondo, e ne verranno creati 2 milioni, il che significa una perdita netta di 5,1 milioni di posti. Nel giro di pochi anni cambieranno gli skill richiesti dal mercato del lavoro. Le nuove competenze si possono acquisire sul posto di lavoro, con opportune politiche interne di riqualificazione. Occorrono quindi piani per la riconversione dei lavoratori dell’industry tradizionale e una formazione sia per lo sviluppo delle competenze dell’industry 4.0, che per il sistema di servizi collegato in particolare con IoT e IoS.
4. La cultura dell’innovazione.
Innovare non è più una scelta ma una priorità nell’agenda dei CEO e la modalità per farla sta cambiando. Stiamo assistendo alla diffusione del modello open innovation attraverso cui le
aziende, per creare valore e competere, utilizzano strumenti e skills presenti all’esterno del proprio business accedendo così a idee, prodotti, modelli disponibili sul mercato integrandoli nel proprio business model.Questo approccio può essere particolarmente interessante per le PMI perché consente loro di usufruire di altre realtà che hanno capitali per investire nella ricerca sia come portatrici di innovazione per aziende di maggiori dimensioni.