La notizia della cessione della quota di maggioranza di Telco alla indebitata compagnia spagnola Telefonica, sebbene abbia costretto l’Ad di Telecom ad affermare che nulla cambia, è comunque l’ennesimo segnale della necessità di aprire finalmente, una volta per tutte, il mercato delle telecomunicazioni italiano a tutti quegli attori, tipicamente Pmi, che fuori dalle logiche della finanza, producono reale Pil e occupazione pur lavorando in un contesto colmo di discriminazioni tese a favorire proprio quel gigante che da oggi perde ulteriori pezzi d’italianità.Assoprovider, per voce del presidente Dino Bortolotto, “esprime tutta la propria contrarietà alla possibile perdita del patrimonio economico e culturale che TI ha per anni rappresentato per l’Italia e per l’italianità nel mondo, ma allo stesso tempo ritiene ancor più doveroso riaffermare con forza che è sempre più urgente rimettere mano all’impianto di regole che continua ad impedire alle Pmi italiane che operano nel campo delle Tlc, d’investire nel paese in cui credono, per realizzare infrastrutture di nuove generazione, come hanno dimostrato di saper fare con le reti wireless di cui sono state pioniere.
Oggi è caduto il presupposto di mantenere in vita un pretestuoso wallet garden nato per prolungare un “monopolio di fatto” (ora oligopolio), individuato principalmente nell’allegato 10 del Codice delle Comunicazioni, dove una grossa Telco paga oneri risibili per licenze radio ed autorizzazioni nazionali per telefonia e posa di reti, mentre all’operatore locale vengono chieste cifre proporzionalmente esorbitanti che scoraggiano gli investimenti specialmente in aree in digital divide”.
Assoprovider ritiene suo dovere sollecitare nuovamente il Ministro Zanonato e l’intero Governo, a mettere mano ai contributi amministrativi contenuti nell’all.10, per creare le condizioni affinché’ ciò che di veramente italiano ancora esiste e “resiste” trovi forti motivazioni ad accelerare lo sviluppo delle reti locali di nuova generazione.