Secondo quanto riportato da agenzie Telecom Italia avrebbe chiesto di costituirsi parte civile nei confronti di Marco Tronchetti Provera con “argomenti che ignorano l’esito del processo appena celebrato dalla Corte d’Assise di Milano“.
“E’ un dato di fatto”, dice nella nota diramata questo pomeriggio da Marco Tronchetti Provera, “la mia totale estraneità alle attività di dossieraggio illegale, evidenziata senza equivoci non solo dai lunghi anni d’indagine da parte della Procura di Milano, ma anche dalla recente conclusione del processo, che ha reso esplicite le responsabilità dell’intera vicenda, sebbene in più occasioni anche Telecom Italia abbia tentato di ricondurle a me. Per questo ho dato mandato ai miei legali di valutare ogni azione a tutela della mia immagine e onorabilità anche nei confronti di Telecom Italia”.
“In sede processuale sono emerse in modo chiaro quali fossero le finalità e il modus operandi dei soggetti condannati per le attività illecite di cui si sono resi protagonisti. Ignorarle rende sempre più evidente il tentativo, in parte riuscito, di manipolare la realtà cercando di attribuirmi responsabilità di comportamenti illegali che invece ho sempre combattuto e contribuito a svelare e a denunciare. Il processo che si è aperto stamane riguarda esclusivamente una ipotesi di ricettazione nella cosiddetta “vicenda Kroll”. Come noto, in questo caso il mio ruolo è stato ispirato alla tutela dell’azienda di cui allora ero alla guida. E’ importante ricordare ancora una volta che il materiale pervenuto nella sede della Società, oggetto del contestato reato e comprovante lo spionaggio eseguito dall’agenzia Kroll ai danni di Telecom Italia, fu immediatamente inviato all’Autorità giudiziaria brasiliana e, successivamente, a quella italiana. È palese che tale comportamento fu certamente non in danno di Telecom Italia, ma volto a tutelare l’azienda”.
“Va infatti ribadito che la Kroll”, conclude il comunicato di Tronchetti Provera, “aveva posto in essere azioni contro Telecom Italia già prima dell’ingresso indiretto della Pirelli nella compagine azionaria e, successivamente, anche contro di me e la mia famiglia. Per tale comportamento la stessa Kroll, attraverso la sua controllante Marsch, ha ripetutamente formalizzato le proprie scuse per le attività in danno della Società, della mia famiglia e mio personale”.