Il settore della moda ha paura di Donald Trump. Lo dicono gli imprenditori del tessile ai microfoni del massmediologo Klaus Davi, riuniti a Milano Unica, la manifestazione di settore attualmente in corso presso la fiera di Milano-Rho. Guarda il filmato
Imprevedibile per il 23%, per il 15% pericoloso per l’economia italiana, soprattutto per i produttori più piccoli e meno ‘difesi’, mentre un 23% paventa un “effetto psicologico negativo” a prescindere dai provvedimenti economici che prenderà il neo presidente Trump. Ma un consistente 33% guarda al tycoon USA come a un‘opportunità, soprattutto in una logica di protezione della manifattura. Una stragrande maggioranza degli imprenditori italiani del tessile (il 67%) però confida nella capacità delle istituzioni di tutelare un settore chiave dell’economia italiana.
Il fenomeno Trump preoccupa i big dell’industria tessile che con un fatturato di 7,86 miliardi di euro nel 2016 ed esportazioni negli Stati Uniti per 137 milioni di euro guarda con estrema attenzione a cosa succede oltreoceano.
La ricerca è stata condotta su 150 espositori riuniti a Milano Unica che contestualmente ha diffuso una anticipazione di un documentario video sul settore con i commenti di produttori e brand, online al link https://www.youtube.com/watch?v=aphpv_IGs1g.
Per Paolo Zegna (ad Ermenegildo Zegna): “Dobbiamo essere ottimisti e svegliarci positivi. La situazione ci preoccupa. Il mercato USA è importante per tutti noi a cui guardiamo cercando di capire gli effetti della politica del nuovo presidente Trump. Dalla nostra abbiamo una forza convinta della capacità di fare sistema che è l’arma sulla quale potremo contare di più.”
Sulla stessa linea Sergio Tamborini, (ad del Gruppo Marzotto, il più grande gruppo tessile europeo): “Sicuramente presso alcuni nostri clienti il ciclone Trump può creare incertezza e preoccupazione. Sul nostro business specifico, soprattutto concernente il mercato cosiddetto alto, non vedo un particolare impatto: se gli americani devono comperare dei bei tessuti lo devono fare dal mercato italiano. Se fanno crescere i dazi potranno comprimere il mercato, ma non potranno sicuramente annullarlo. Più che preoccupato sono dispiaciuto che non si possa arrivare alla fine del trattato transatlantico per avere l’abolizione dei dazi che avrebbe favorito l’export“.
Preoccupata si dice anche Antonella Martinetto, (presidente di Moda In): “Il fenomeno Trump è complesso ma sapremo reagire. Intanto l’anticipazione della prossima edizione di Milano Unica a luglio è sicuramente un passo importante. Sapremo fare sistema”. Per Silvio Albini, presidente Albini Group: ”In generale non siamo negativi, alcuni mercati come la Cina si stanno riaprendo. Certo è bene che le nostre istituzioni vigilino, oltre a noi, su quanto sta accadendo negli Usa”.
“Il protezionismo ha sempre avuto due facce. Da una parte ha creato, a breve termine, un impatto economico positivo nei Paesi in cui viene praticato, ma poi in genere prevalgono gli effetti negativi. Se Trump metterà dei dazi, diciamo così, speculari e con una logica di reciprocità questo non farà paura, se invece introdurrà tasse in modo unilaterale potrebbero esservi ripercussioni” incalza Alessandro Barberis Canonico, (ad di Vitale Barberis Canonico).
Secondo Ercole Botto Poala, (presidente di Milano Unica e amministratore delegato di Successori Reda Spa), “per noi non sarà un grande problema, i nostri sono prodotti di qualità. Non è cosi facile replicarli. Non vedo gli USA intenti a investire in una delle forme economiche più tradizionali per competere con noi. Hanno un altro modello di business. E’ un po’ contro il dna degli Stati Uniti”.
Per Andrea Cavicchi, a capo di (Confindustria Toscana Nord), “Trump fa paura perche è dissacratorio e rompe gli schemi. Però può anche essere positivo un trend da lui indicato che è la volontà di proteggere la propria manifattura, un percorso che potrebbe essere preso in considerazione anche in Europa alla vigilia di numerose elezioni”. Non crede a una contrapposizione Raffaello Napoleone, (amministratore delegato di Pitti Immagine): “Credo sia interesse dei distributori americani mantenere buoni rapporti con i produttori italiani”. In controtendenza Antonio de Matteis, (ceo del colosso Kiton che tanto esporta negli USA): “Penso che sia prematuro dare giudizi. Trump è un businessman, è pragmatico. Sono positivamente convinto che farà cose buone per noi. Non sono preoccupato: siamo interdipendenti oggi più di sempre. Prevarrà l’intelligenza“.
“Sono sbigottita. Sembra una mina impazzita, si vanno a muovere certi equilibri che sono pericolosi“, afferma Luisella Zignone proprietaria dell’omonimo marchio.
Per Claudio Marenzi, (presidente di Sistema Moda Italia): “I dazi sono già altissimi e regolati dal WTO. La preoccupazione deriva da potenziali guerre commerciali, come quella verso la Cina, ma che potrebbe anche riflettersi in maniera positiva nei nostri riguardi visto che Trump non può aprire troppi fronti”.
“Per il nostro settore specifico la politica di Trump non avrà un impatto determinante. Di produttori nel settore tessile negli USA concorrenti ce ne sono pochi. Quindi non vedo conflittualità nello specifico”, chiosa Daniele Sanzeni, (ceo di Lanificio Cerruti). Carlo Piacenza, a capo di (Fratelli Piacenza spa): “Percepisco una grande incertezza. E’ coerente con le sue idee ma la loro applicazione denota uno scarso senso della politica, mi auguro si vigili nelle sedi istituzionali opportune”.