Il TTIP nuovo trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti che verrà rinegoziato a luglio fa discutere. Tra le speranze e le preoccupazioni degli imprenditori italiani, l’avvocato Giampaolo Salsi dello studio internazionale K&L Gates di Milano, mette in luce i segreti del nuovo TTIP rivelandone i vantaggi, anche per le piccole e medie imprese.
Aumento della competitività internazionale, riduzione dei dazi e nuove possibilità d’investimento. Il nuovo TTIP, il documento che regola il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti tra Europa e Nord America, ha lo scopo di liberalizzare un terzo del commercio globale e, nella visione degli ideatori, creare nuovi posti di lavoro favorendo gli investimenti internazionali grazie all’abbattimento di dazi e differenti standard produttivi.
Gli imprenditori italiani del settore agroalimentare giustamente, temono un’invasione di prodotti provenienti dall’America nel Bel Paese senza alcuna certificazione di origine controllata. Secondo l’avvocato Giampaolo Salsi, administrative partner della sede milanese dello studio legale internazionale K&L Gates, il nuovo TTIP offre invece una serie d’importanti vantaggi, che incoraggeranno gli investimenti, il commercio e la crescita dell’economia. “L’introduzione del nuovo negoziato con gli Stati Uniti comporterebbe per il Made in Italy vantaggi numerosi e significativi, tali da compensare ampiamente eventuali situazioni sfavorevoli”, spiega Salsi. “In primo luogo l’abbattimento dei dazi all’importazione di beni negli USA, che continuano a gravare in misura molto rilevante fino al 40% su alcuni settori (fra gli altri, tessile, alimentare, alcuni tipi di macchine utensili) nei quali l’industria italiana eccelle. Inoltre, l’introduzione del TTIP promette di abbattere quell’insieme di regole protezionistiche di natura non tariffaria, ad esempio gli standard produttivi e commerciali, che impone agli esportatori italiani costi a volte impossibili da sostenere. Da ultimo, sottolineo il benefico effetto indiretto che la stipulazione del patto produrrebbe in relazione ai rapporti commerciali con il resto del mondo e, in particolare, con la Cina: in altri termini, la costituzione di un’area di libero scambio fra UE e USA armonizzata quanto a barriere tariffarie e non tariffarie, costringerebbe anche le altre economie mondiali a conformarsi agli standard transatlantici, favorendo così l’ingresso delle nostre merci in tali regioni”.
Ma esistono anche concreti rischi e pericoli per l’economia del Bel Paese?
Secondo l’avvocato Salsi si tratta si preoccupazioni ingiustificate: “È vero che alcuni settori ne potranno beneficiare più di altri, ma, nell’insieme, il vantaggio per l’intera economia nazionale promette di riverberarsi positivamente sull’intero sistema Paese. E’ bene però prendere alcune precauzioni: in relazione ai bandi indetti da pubbliche amministrazioni e agenzie governative, una delle prime precauzioni è verificare se la categoria merceologica interessata sia assoggettata a soglie minime di valore aggiunto Made in USA ai sensi del Buy American Act; il tema della responsabilità da prodotto è altresì molto delicato e richiede adeguata protezione preventiva, anche sul piano assicurativo. Non è nemmeno realistico pensare che l’accordo privilegerebbe le grandi multinazionali a danno delle piccole e medie imprese, semmai mi pare vero il contrario: le grandi multinazionali hanno già l’organizzazione, i mezzi e le risorse per superare barriere tariffarie e non tariffarie. L’abbattimento di queste ultime consentirebbe alle aziende più piccole di avere accesso al mercato americano senza dover farsi carico degli ingenti investimenti necessari ad adeguare la propria produzione agli standard regolamentari locali”.