Typevisual è il titolo della personale di Lorenzo Marni che sabato 6 ottobre debutta in California presso la prestigiosa Bruce Lurie Gallery di Los Angeles, galleria che tra gli artisti trattati conta il grande Jean Michel Basquiat e altri maestri internazionali del pop.
Il 6 ottobre coincide con l’inizio della Downtown Los Angeles Art Walking, la settimana in cui le principali contemporary gallery sono aperte e organizzano gli eventi più prestigiosi, per la gioia dei collezionisti che si muovono da una galleria all’altra.
Dopo il Museo della Permanente di Milano, la Biennale di Venezia, la Western China International art Biennale e la George Bergés gallery di New York, Marini porta i suoi type sulla West coast.
La Type art, teorizzata nel Manifesto “Movimento per la liberazione delle lettere”, pubblicato da Marini nel 2016, pone l’attenzione sull’estetica delle lettere e, in generale, del segno grafico. Una riscoperta della calligrafia? Molto di più. Marini rivisita il concetto occidentale per cui le lettere dell’alfabeto, e, in generale, i segni grafici, vivono esclusivamente collegate tra loro per creare un legame funzionale, una parola. Ogni lettera, per Marini, ha invece una propria forza estetica, e può vivere individualmente come opera d’arte. L’artista trova ispirazione anche dalle associazioni istintive che ogni lettera, sin dall’infanzia provoca in ciascuno di noi. Una contaminazione tra il pensiero razionale -la parola definita, a sua volta elemento per esprimere un concetto- e l’immaginazione, che fa si che una lettera assuma una personalità di per se stessa, e non si limiti a essere una delle perle che contribuiscono a creare una collana.
Un processo stilistico/concettuale, che Marini ha declinato soprattutto in chiave pop.E, come avviene per tutti i grandi artisti, la ricerca di Marini non ha fine. La type art viene sviluppata anche nella terza dimensione, con installazioni che ne esaltano caratteri. Lettere, quindi, non allineate, per combinarsi e dare un senso compiuto, ma sempre più libere, in una sorta di passaggio dallo spirito apollineo a quello dionisiaco, o, a dir si voglia, dall’ordine in cui siamo abituati a vedere scorrere i caratteri, al caos, inteso come espressione contemporanea della bellezza.