Un eredità un po’ troppo prematura

PREVISIONI PER MILANO

PER IL DOPO EXPO

Valore aggiunto: +0,8%, servizi: +1,1%

Reddito disponibile: +2,4%

E la ripresa sarà trainata dalle esportazioni

 

 

Milano, 7 gennaio 2014. Come sarà la Milano del dopo Expo? Le previsioni per il periodo 2012-2016 per Milano nello scenario di ottobre 2013 stimano un aumento complessivo del valore aggiunto a +0,8%, trainato da un incremento del settore dei servizi a +1,1%, una crescita che si riflette anche nelle stime pro capite che a fine periodo collocano il reddito disponibile a +2,4%.

Per quanto riguarda l’interscambio estero tra il 2012 e il 2016 la crescita stimata dell’export si colloca a +4,3% e le importazioni rivelano un aumento medio nel periodo del +2,6%.

Emerge da un’elaborazione del servizio studi della Camera di commercio di Milano su dati Prometeia ad ottobre 2013.

 

Come tutti anch’io vorrei dire qualcosa sull’anno che si è chiuso e quello che si apre. Dobbiamo essere ottimisti, come dice Giorgio Napolitano, anche se, annunciando a un periodo “non lungo” di presidenza, per primo non lancia segnali rassicuranti.

01editorialeo1fbE Milano? Quel che è successo nel 2013 l’abbiano ancora ben presente: un anno di affanno finanziario per la Giunta, nel disperato tentativo di non lasciar fuori i più deboli da una coperta diventata corta. Per il resto a giudicare dalle statistiche e dalle cosiddette “classifiche”, un anno per molti aspetti contradditorio. Le classifiche e le diagnosi fatte su dati statistici non mi convincono, soprattutto in materia di reati o d’incidenti stradali: i numeri in gioco sono spesso troppo piccoli e anche poche unità in calo o in crescita rappresentano scostamenti percentuali importanti ma poco significativi. Ma c’è un dato che vorrei sottolineare: una delle tante statistiche dice che è migliorato il benessere a Milano e un’altra che si è aperta ancora di più la forbice tra ricchi e poveri, ecco di nuovo il pollo di Trilussa: i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. I ricchi non aumentano numericamente ma aumenta la loro ricchezza media mentre i poveri aumentano anche numericamente. Forse che sia questa la scarsa allegria dipinta sui volti milanesi che s’incontrano per strada? Non si sono accorti che lo spread si è abbassato!

In tanti però ci spiegano perché dovremmo essere ottimisti, a cominciare dai soliti inossidabili politici soprattutto romani, dicono: “Arriva l’Expo, la panacea di tutti i mali.”.

Il più accalorato di tutti è il ministro Lupi che, vista l’ondata giovanilistica, cerca di nascondere i suoi 52 anni vestendosi da ragazzino, soprattutto nelle visite ai cantieri di Rho-Pero: una volta i ministri non abbandonavano mai la cravatta ma oggi si slacciano il primo bottone della camicia e vanno in maglioncino, come Marchionne. La storia si ripete. Vi ricordate quando Gianni Agnelli sfoderò l’orologio stretto sopra il polsino della camicia? I più minchioni lo imitarono. C’est la mode.

Per Lupi la campagna elettorale per la carica di sindaco milanese è già cominciata e non basterà essere ciellini della prima ora per farcela, quando magari Berlusconi tirerà fuori dal cilindro un candidato tutto suo, visto che Lupi è un “traditore” ancorché di centro destra.

Dunque il 2014 sarà costellato di visite del nostro, forte anche lui del mantra collettivo che l’Expo ha la priorità assoluta, che chi si lega al carro di Expo raccoglierà meriti e popolarità e che per questo: “Guai! a chi si mette di traverso.”.

Ecco dunque i lascito velenoso. Il panzer Expo avanza incurante delle proteste di chi non vuole devastare il territorio coi canali navigabili e va avanti indifferente di fronte a suggerimenti, critiche o al semplice desiderio di informazione della cittadinanza, ben sapendo che non ci sono soldi per far tutto e dunque si lasceranno opere incompiute e scheletri qua e là, malgrado gli inviti al buon senso.

Ma non è questo il peggio. Il peggio sarà l’utilizzo crescente dei cosiddetti “poteri speciali” del commissario unico, il meccanismo legislativo che consente di abbreviare artificiosamente i termini di legge, in particolare per presentare progetti e ricorsi: insomma togliere a chi per qualche ragione senta leso un suo diritto, la concreta possibilità di difendersi, prima tra tutti la richiesta di “sospensione” delle procedure di assegnazione dei lavori, unica vera arma efficace. Questa situazione di “emergenza”, se vogliamo definire emergenza i colpevoli ritardi di chi si è baloccato per almeno due anni tra liti, gelosie, incertezze e affari, giustifica tutto, anche la benevolenza di tribunali amministrativi che sentenziano e sentenzieranno più con attenzione a non fermare lavori che all’interesse dei ricorrenti. Ma soprattutto vedo arrivare il tragico momento dei cosiddetti affidamenti diretti che salteranno ogni procedura normale di appalto, penso ai lavori dell’ultimo minuto a tutte quelle situazioni di eccezionalità di cui poi si occupa inevitabilmente l’amministrazione della giustizia.

Quello che si è visto sino a qui non lascia margini di speranza. Il Paese non si smentisce mai, di terremoto in terremoto, di G8 in G8, di alluvione in alluvione: non sa progettare, non sa prevedere costi, non sa bandire gare che non scatenino contenziosi, non sa dirigere i lavori, non sa finirli nei tempi previsti, non sa. Perché Expo 2015 avrebbe dovuto essere un’eccezione? Una sconfitta tutta milanese.

Ottimisti per il futuro? Caro Presidente Napolitano, non lo siamo più di tanto anche se come milanesi potremmo scuotere la testa e pensare che Expo sia una vicenda la cui gestione riguarda poco il Comune di Milano, praticamente esautorato, ma soprattutto il Governo, la Regione, e una pletora di altri enti. Peccato che a se qualcuno ci rimetterà la faccia questi sarà il Comune di Milano: noi.

Luca Beltrami Gadola

PS. Il ministro Lupi ci ha appena magnificato il “lascito” di opere pubbliche di Expo per Milano. Già che c’è, faccia stanziare da Governo un fondo annuale a favore di Milano per mantenerle. Ma quella della manutenzione è la vecchia storia, la vecchia storia di una classe politica interessata solo a tagliare nastri, a far affar per sé o per gli amici. (E a prender voti)

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