di Giampiero Moncada. Avete presente quella falciatrice con la quale gli operai del Comune rifanno il prato delle aiuole della vostra città? E quel tosaerba con il quale il vostro vicino di casa al mare delizia le vostre sieste pomeridiane di inizio estate? Potrebbero essere degli autentici falsi cinesi. Le macchine per giardino sembrano essere l’ultima frontiera degli zelanti contraffattori con gli occhi a mandorla. Si tratta di un’attività che colpisce in particolar modo le aziende italiane che, in questo settore, vengono riconosciute come un’eccellenza mondiale. “Un’eccellenza raggiunta con onerosi investimenti nella ricerca”, dice Renato Cifarelli, consigliere dell’Associazione costruttori macchine per il giardinaggio, Comagarden – www.comagarden.it – , che aderisce a FederUnacoma, e titolare dell’azienda che porta il suo nome ( Cifarelli) , “grazie ai quali le attrezzature per la gestione del verde rappresentano una voce importante dell’export italiano. Chi copia e immette sul mercato macchine in apparenza identiche alle originali, non solo causa un danno economico ma mette a repentaglio la sicurezza di chi quelle macchine le utilizzerà”. Come si vede anche nella foto, l’estetica delle macchine viene riprodotta con pignoleria da falsari di banconote e perfino il marchio sembra identico: anche se il nome originale viene leggermente modificato, un occhio distratto non ci fa caso e lo confonde con quello già noto.
“Per difendersi da questa concorrenza sleale, non ci sono strumenti efficaci”, dice ancora Cifarelli, “perché fare causa in quei Paesi è un’impresa impossibile ma anche in Italia i tempi della giustizia vanificano ogni iniziativa: attualmente abbiamo in corso una causa brevettuale avviata nel 2004, che ha avuto la prima sentenza nel 2009 e per la quale sarà possibile l‘udienza d’appello non prima del febbraio 2014!”.